Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
19 Marzo 2021 16:15
Si legge nel Vangelo di Giovanni: "Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto".
Gesù si paragona al seme di frumento che manifesta la sua forza vitale proprio quando cade nella terra. Scegliendo di cadere, sceglie di morire per comunicare a tutti la sua vita: non rimane solo, non rimane unico. E’ così che ci insegna che il seme che vuole conservarsi perde la sua qualità di seme, non comunica più vita. Una vita è tale perché si dona; una vita che non si dona e si chiude in se stessa è sterile: sempre! Ci incoraggia papa Francesco quando dice: La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi, ma ci è data perché la doniamo. Non dobbiamo avere paura di sognare cose grandi. Il chicco di grano, è icona di una vita che si fa feconda.
Il paragone del seme di frumento che Gesù usa, non si tratta di un’allegoria lontana, ma che la vita delle creature più semplici risponde alle stesse leggi della nostra vita spirituale: Vangelo e vita sono la stessa cosa, reale e spirituale coincidono.
E come il chicco di grano è profezia di pane, così Gesù afferma: anch’io sono un pane per la fame del mondo. Oggi la nostra attenzione è attratta dal forte verbo morire: … il chicco non muore, se invece muore... Poniamo l’accento su due altri verbi, quelli principali: rimanere solo o produrre molto frutto. La vita di Cristo, e di ogni uomo, si gioca sul frutto, sulla fecondità, sulla vita: non è il morire che dà gloria a Dio, ma la vita in pienezza. Fiorire non è un sacrificio.
Il germe che spunta dal chicco altro non è che la parte più intima e vitale del seme; non uno che si sacrifica per l’altro, ma l’uno che si trasforma nell’altro; non perdita ma incremento. Seme e germe non sono due entità diverse, ma la tessa cosa: muore una forma ma per rinascere in una forma più piena ed evoluta. In una logica pasquale. Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me. La Pasqua è alle porte, bussa. Lasciamoci sedurre dalla bellezza dell’amore di Cristo.
La suprema bellezza del mondo è la Croce…La collina fuori Gerusalemme (Calvario) è come la valle del mandorlo in fiore: spettacolo e mistero di vita. Lì, l’infinito amore si lascia inchiodare in quel niente di legno e di terra che basta per morire. E poi risorgere, germe di vita immortale.
Perché ciò che si oppone alla morte non è la vita, è l’amore. L’amore è più forte della morte.
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