IL FLÂNEUR
di Gian Luca Marino
28 Gennaio 2021 18:45
Gian Luca Marino
Qualche tempo fa, in una giornata fresca e soleggiata, decisi per la mia passeggiata quotidiana di cambiare itinerario allontanandomi dal centro cittadino verso il rione Isola.
In generale, considerare la periferia come una zona priva di storie interessanti è un errore grossolano. Anche in questo caso è bastato lasciarsi trasportare dall’atmosfera e dal flusso dell’ambiente urbano per catturare qualche interessante appunto fotografico e scoprire storie curiose ed interessanti. Camminando sul ponte del Cervetto, oltre al corso d’acqua, che sicuramente ha visto tempi migliori come documentato da alcune stampe di epoche passate, ho notato alcuni ruderi emergere dalle sterpaglie che mi hanno fatto scoprire la storia di Luigi Rossa da Masserano.
Egli arrivò a Vercelli per fondare, in via Restano, la prima fabbrica di Caffè Cicoria creata per evitare l’importazione estera dei surrogati di caffè. Uno stabilimento che arrivò ad occupare più di duecento persone e ad esportare i propri prodotti all’estero. Oltre al Rossa all’Isola esistevano la Riseria Bianchi e uno stabilimento di acque minerali.
Proseguendo la mia passeggiata ho poi parlato con alcuni anziani che mi hanno raccontato di quando nel quartiere furono spostati i macelli pubblici da via Laviny. Dove qualche anno fa c’era un famoso locale con annesso ristorante, due secoli orsono sorgeva la sede di un reggimento di soldati. Famose erano le feste serali delle bande musicali militari in occasioni delle quali le strade venivano illuminate a giorno.
Un’isola tra due corsi d’acqua (Sesia e Cervetto), forse è per tale motivo che questo rione della periferia di Vercelli si chiama Isola? Probabile e proprio osservando le acque limacciose del Cervetto, che sembrano perdersi nei meandri della città, ho ricordato la figura di un essere leggendario che pochi ricordano: la Cativoira. Una figura femminile che veste con un lungo mantello e si aggira sulle sponde dei corsi d’acqua della città. Essa si presenta con occhi verdi e mani artigliate, risulta essere particolarmente pericolosa di sera quando esce dai suoi nascondigli a caccia di bambini che cattura grazie al suo sguardo ipnotico.
Non si tratta di un vero e proprio fantasma nel senso stretto del termine ma di un personaggio spettrale legato al folklore che, ad oggi non esiste più. Inutile dire che la storiella veniva usata come ammonimento ai bambini per dissuaderli dall’uscire verso sera e avvicinarsi ai corsi d’acqua rischiando di annegare.
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